Che la cucina piemontese sia un tripudio di sapori e tradizioni è noto a tutti. Specialmente il territorio del Monferrato offre agli amanti del buon cibo una miriade di ragioni per fare un tuffo tra le squisitezze culinarie, oltre che nei paesaggi mozzafiato.
Fra i prodotti e le ricette tipiche di questa zona, uno dei più apprezzati è sicuramente la pasta fresca.
Gli agnolotti piemontesi sono uno dei piatti più apprezzati, sia dai turisti che dalle genti, e godono di una lunga tradizione.
Le origini degli agnolotti piemontesi
Le origini di questo piatto sono incerte. Secondo la teoria più fondata, sembrerebbe essere nato per recuperare gli avanzi dell’arrosto. Infatti, in passato era d’abitudine servire gli agnolotti “al tovagliolo”: dopo averli cotti e scolati, venivano posati all’interno di un tovagliolo per non farne perdere la morbidezza, e consumati senza condimento per esaltarne il sapore. Altre volte, invece, si accompagnavano con un brodo leggero, servito in una tazza accanto, oppure con del buon vino rosso.
La tradizione popolare identifica in un cuoco monferrino di nome Angiolino, detto Angelòt, la formulazione della ricetta, e solo in seguito la sua specialità è diventata il piatto che oggi tutti conosciamo. Secondo un’altra teoria, più moderna, il nome deriva dal piemontese anolòt, strumento utilizzato un tempo per tagliare la pasta fatta in casa.
Ma nonostante le sue origini incerte, ciò che rimane senza alcun dubbio è il suo sapore.
La sua pasta finissima permette di far intravedere la farcitura, e di donarle così una vera e propria esplosione di gusto.
È un piatto che va curato nei minimi dettagli, con la pazienza e la passione che solo le nonne piemontesi durante le domeniche di festa sanno donare. Proprio per questo, si basano su ricette tramandate di generazione in generazione e seguite a sentimento, ogni cuoca custodisce nei ricettari di famiglia piccole varianti e segreti e la ricetta davvero originale era quella che permetteva di evitare lo spreco di cibo.
Inoltre, in base alla zona in cui ci si trova, esistono piccole varianti.
Le varianti degli agnolotti piemontesi
Per esempio, nel Monferrato sono tipici i ravioli al plin o del plin. Piccoli, rettangolari e ripieni di arrosto ed erbette, chiamati così per via del pizzicotto che si fa per chiudere la sfoglia tra le dita. In provincia di Asti, invece, sono tipici i ravioli ripieni di carne di asino.
Ma aldilà delle eccezioni, i condimenti tradizionali degli agnolotti piemontesi sono quattro: sugo di carne arrosto; burro, salvia e Grana Padano; ragù di carne alla piemontese e brodo di carne. Ne esiste addirittura un quinto che prevede l’aggiunta del tartufo bianco grattugiato fresco sul piatto di agnolotti. Esso dona un’inconfondibile aromaticità alla preparazione, sebbene contraddica l’origine povera del piatto.
A seconda della variante scelta, è consigliabile un abbinamento con una tipologia di vino tra le tante che il Piemonte offre.
Se si privilegiano le varianti della cucina povera, con preparazioni dai gusti semplici, è preferibile abbinare il piatto con vini territoriali quali la Barbera e il Grignolino, mentre se ci si sbizzarrisce con varianti raffinate, possono essere privilegiati quelli a base Nebbiolo. Nel caso della particolare variante con il tartufo bianco, è possibile arrivare a scegliere vini spumanti metodo classico.
La tradizione legata agli agnolotti piemontesi è così radicata nella storia della regione che la si trasmette addirittura attraverso sagre locali, come la Sagra dell’Agnolotto, tenuta a Casale Monferrato.