Donne del Monferrato: Camilla Faà di Bruno

Categoria: Arte&cultura
Le donne del Monferrato non saranno dimenticate. Tra i tanti personaggi illustri che hanno fatto la storia del Monferrato e dell’Italia, le donne adeguatamente ricordate e celebrate sono in minoranza. Se provate a concentrarvi e pensare a chi ha avuto i …
REDAZIONE

Le donne del Monferrato non saranno dimenticate. Tra i tanti personaggi illustri che hanno fatto la storia del Monferrato e dell’Italia, le donne adeguatamente ricordate e celebrate sono in minoranza.

Se provate a concentrarvi e pensare a chi ha avuto i natali tra i colli del Monferrato: vi potreste ricordare di Carlo Vidua o Leonardo Bistolfi, a cui sono dedicate due ampie sezioni del museo civico di Casale, o l’inventore dei Krumiri Domenico Rossi, il cantante Luigi Tenco, e tanti altri. Ma le donne?  Sembra impossibile che in secoli di storia le donne monferrine non abbiano inciso sul territorio.

Le donne del Monferrato

Rimaste per anni nell’ombra, spesso considerate inferiori solo per via del loro genere, oggi è giusto dedicare anche alle donne del Monferrato uno spazio adeguato, perché siano da esempio alle prossime generazioni. Il destino di molte donne monferrine è stato quello di lavorare duramente nei campi insieme ai mariti, crescere i figli e dedicarsi completamente alla famiglia, spesso mettendo da parte le proprie ambizioni personali e i propri sogni. Le più fortunate, perché nate in famiglie ricche o nobili, non hanno avuto sorti tanto più felici: sempre chiuse tra le mura domestiche o tra quelle di un convento.

Eppure ci sono state molte donne che hanno contribuito alla società e alla storia, che sono nate in Monferrato, e la cui fama ha poi superato i confini del  territorio.

Camilla Faà di Bruno e la prima autobiografia scritta da una donna in Italia

Nata a Casale Monferrato nel 1599 da famiglia nobile, diventa dama di compagnia per Margherita Savoia alla corte dei Gonzaga a Casale. Famosa per la sua bellezza, tanto da essere soprannominata “la bella Ardizzina” dal nome del padre, a soli 16 anni attira le attenzioni del duca Ferdinando Gonzaga. Il matrimonio tra i due non viene visto di buon occhio dalla corte, tanto che inizialmente è tenuto segreto. 

Trasferitasi a Mantova insieme alla corte, Camilla rimane incinta, e viene così allontanata dalla corte, dovendo tornare a Casale, dove nascerà il figlio Giacinto. 

Emarginata e ormai lontana dal centro del potere, verrà travolta dalle trame dei Gonzaga che riuscirà a far  dichiarare nullo il matrimonio con Ferdinando, il quale poi sposerà  Caterina de Medici, secondo i disegni politici dell’epoca. 

Camilla, sola e senza appoggi, viene costretta ad entrare in convento, dove trascorrerà il resto della sua vita. 

Prima di prendere i voti però scriverà un breve fascicolo con le sue memorie, considerato il primo esempio di autobiografia in prosa scritto da una donna italiana. Con questo gesto, che noi oggi possiamo considerare banale, Camilla ha sollevato il velo di ipocrisie e di macchinazioni che la circondavano. In un ultimo commiato alla sua libertà, cui dovrà rinunciare per il resto della sua vita, Camilla mette a nudo la meschinità e l’opportunismo di quella corte che per mero calcolo politico l’ha prima esiliata e poi imprigionata. Lo scandalo che ne seguì forse non fu sufficiente a compensare le ingiustizie subite da questa giovane donna, ma sicuramente ci permette oggi di sbirciare in quel piccolo angolo opprimente di umanità che fu la sua epoca. Le memorie diedero scandalo alla pubblicazione, ma furono anche un esempio per tanti scrittori del XIX secolo.

Ricordiamo le donne del Monferrato

Camilla Faà di Bruno è solo una delle donne del Monferrato che hanno esplorato orizzonti da sempre preclusi al loro genere, nonostante questo  è stata quasi dimenticata. Come lei, sono tante le donne che andrebbero ricordate e celebrate, esempi e guide per il futuro. L’impegno dedicato a ricostruire le loro vicende e riconoscere il loro operato è un piccolo passo che possiamo fare nella direzione di un futuro più equo e paritario.

Per questo, Gran Monferrato nel suo magazine ha deciso di riscoprire una serie di donne eccezionali, che sono rimaste in ombra per troppo tempo. La nostra nuova rubrica, “Donne del Monferrato”, non poteva che iniziare oggi, nel giorno in cui la coscienza collettiva dovrebbe prendere atto che la parità di genere è ancora molto lontana dall’essere raggiunta.

 

Foto di Robertomaestri – Template:Studio Melli di Mantova, CC BY-SA 3.0, 

Andrea Piacquadio