Il noce di San Giovanni contraddistingue questo luogo da quasi tutto il resto dell’Italia. Ogni posto infatti racchiude una propria unicità, che sia un qualcosa legato alla natura o alla storia. Qui, nel territorio ovadese, ritroviamo entrambi i tratti.
Non si tratta di un albero noto per la sua maestosità o antichità, come si potrebbe pensare a primo impatto. Ciò che colpisce è la sua misteriosità e il suo legame con le leggende popolari. Infatti, lungo la strada che da Trisobbio porta a Cremolino, nella frazione di Santo Stefano, ogni anno si assiste alla magia del Noce di San Giovanni.
Fino a metà giugno l’albero sembra secco. Nella settimana di San Giovanni, che cade il 24 giugno, magicamente inizia a germogliare, per poi fiorire e dare vita a frutti. Un fenomeno a dir poco esclusivo: sono soltanto due gli alberi soggetti a questo fenomeno in Italia.La leggenda narra che nella Notte di San Giovanni tutte le Masche, le Feighe e le Strié della zona si dessero appuntamento sotto questo noce per celebrare il sabba più importante dell’anno in compagnia del loro “Signore Cornuto”.
Il manoscritto che cita il Noce di San Giovanni
Che sia vero o no, non è possibile saperlo. Ciò che c’è di veritiero però, è che è stato ritrovato un manoscritto tra le pagine di un atto notarile del ‘700. Nel ‹‹Compendium Maleficarum››, meglio conosciuto come il ‹‹Manuale delle Streghe››, sono identificate tutte le località da cui arrivavano le Masche che si recavano alla cerimonia. Da Bacchetti (Silvano d’Orba) a Varo di Tagliolo, da Bric Trionfo al bosco di Bandita, dalla Cappella di Santa Caterina di Montaldello ai Setteventi di Belforte. E poi alcune dalla Valle dell’Albara, dalla Valle Scura di Lerma, dai boschi della Colma,…
Ultimo arrivato alla cerimonia era il Diavolo, il “cornuto Dio dei boschi”, una capra. Terminata la riunione il Noce poteva quindi riprendere a fiorire in tutto il suo splendore.
Per preti e credenti il motivo di questa metamorfosi è che, dopo la congregazione, il sacro albero veniva liberato dalla magia. Altri invece sostengono che sono le Masche stesse a tornare ogni anno per dargli vita.
Che si tratti di realtà o finzione poco importa, è da sempre uno degli emblemi più misteriosi e caratteristici del territorio monferrino, e accoglie ogni anno, specialmente a giugno, numerosi e curiosi visitatori in cerca di risposta.