La merenda sinoira è un’antica usanza piemontese, un pasto freddo e frugale consumato nel tardo pomeriggio dai contadini al lavoro in campagna. Il nome deriva dalla parola “sina”, che significa cena in dialetto piemontese. Quindi una merenda-cena, una sorta di predecessore del nostro apericena.
La tradizione vuole che la merenda sinoira si faccia nella bella stagione, tra marzo e settembre. In questo periodo dell’anno il sole tramonta tardi e i pomeriggi sono lunghi. Infatti così recita il proverbio:
San Giusep a porta la marenda ant el fassolet,
San Michel a porta la marenda an ciel
(Il primo porta la merenda nel fazzoletto, mentre San Michele porta la merenda in cielo)
Merenda sinoira: pasto contadino o antenato dell’apericena?
Le origini della merenda sinoira sono umili, e hanno una motivazione molto pratica: nelle lunghe giornate di lavoro estivo i contadini erano soliti fare uno spuntino verso le sei di sera mentre erano nei campi, per poter lavorare poi fino a tardi e approfittare delle ore di luce. Il pasto doveva essere sostanzioso per dar loro energia, ma anche comodo da trasportare. Di solito si mangiava pane e salame, formaggio, frittata, uova sode, soma d’aj (pane strofinato con l’aglio), frutta di stagione, il tutto accompagnato da un bel bicchiere di vino.
L’usanza venne poi adottata dal ceto borghese, che cominciò a servirla nelle case di villeggiatura in campagna come un buffet, aggiungendo piatti più ricercati quali insalata russa, vitello tonnato, carne in carpione, giardiniera e acciughe con il bagnetto.
Negli ultimi anni il fenomeno dell’apericena si è diffuso ovunque, quasi tutti i bar intorno alle sei di sera servono un tagliere di affettati e formaggi, stuzzichini e patatine per accompagnare un cocktail o un calice di vino.
Sono molti gli agriturismi in Monferrato che ripropongono la merenda sinoira, anche se oggi è diventata un ricordo nostalgico, essendosi trasformata da umile pasto contadino a occasione per cenare in compagnia e chiacchierare. Rimane la tradizione di mangiare tutti insieme, magari all’aperto per godersi il bel tempo, gustando senza fretta i piatti tipici del territorio.