Donne in Monferrato: Cristina di Svezia

Categoria: Arte&cultura
Il 25 ottobre 1656 arrivò a Casale Monferrato la regina di Svezia Cristina Augusta Vasa (Stoccolma, 18 dicembre 1626 – Roma, 19 aprile 1689). La regina, che già aveva abdicato a favore del cugino Carlo Gustavo, divenuto re di Svezia con …
Cinzia Montagna - CINZIAMONTAGNA

Il 25 ottobre 1656 arrivò a Casale Monferrato la regina di Svezia Cristina Augusta Vasa (Stoccolma, 18 dicembre 1626 – Roma, 19 aprile 1689).

La regina, che già aveva abdicato a favore del cugino Carlo Gustavo, divenuto re di Svezia con il nome di Carlo X, era di ritorno da un viaggio a Parigi ed era diretta a Roma, dove risiedeva da un anno. La tappa precedente del suo viaggio di ritorno era stata Torino, dove i Savoia l’avevano accolta presso il castello di Rivoli con tutti gli onori dovuti a una regnante in carica.

Nel febbraio del 1655, Cristina aveva abiurato alla religione protestante a Bruxelles dopo un rocambolesco viaggio in anonimato compiuto sotto l’identità di un fantomatico “Conte delle Donne” e il 3 novembre dello stesso anno si era convertita al Cristianesimo a Innsbruck, trasferendosi poi a Roma con grandiosa accoglienza da parte di Papa Alessandro VII.

L’arrivo a Casale della regina abdicante

In occasione della conversione, Cristina aveva cambiato il suo secondo nome da “Augusta” a “Alessandra”, in onore del Papa.

In Casale, Cristina soggiornò alcuni giorni; ripartì il 28 ottobre per Mantova, scortata da uomini del Duca Gonzaga, e anche a Mantova ricevette onori regali. Il soggiorno di Cristina a Casale comportò una tregua di quattro giorni nella guerra allora in corso fra Spagnoli e Francesi e nell’occasione fu agevolato il suo ingresso nella città sotto assedio.

Benché non più regina, Cristina non soltanto era percepita come uno dei personaggi più influenti della sua epoca, ma anche come figura straordinaria che aveva rinunciato a un regno ricco e potente e lo aveva fatto prima di convertirsi al fine di non danneggiare corte, apparato religioso svedese e sudditi con la sua scelta di fede.

Di Cristina si conosceva l’immensa cultura: oltre a parlare più lingue correnti, era istruita in Latino e Greco, sapeva suonare strumenti musicali e danzare, aveva voluto fra i suoi maestri Cartesio (che proprio a Stoccolma morì di polmonite a causa delle lezioni impartite in un locale gelido tre mattine alla settimana, all’alba e a capo scoperto in rispetto alla regina), conosceva l’arte della guerra.

Storia di una Regina Bambina

Durante gli anni del suo regno, Stoccolma fu chiamata l’“Atene del Nord” per la vivacità culturale. La personalità di Cristina era, però, molto complessa e inquietante.

Figlia di re Gustavo Adolfo II Vasa e di Maria Eleonora di Brandeburgo, divenne regina a soli sei anni, nel 1632, dopo la morte del padre in battaglia a Lutzen nel contesto della Guerra dei Trent’anni. L’incoronazione ufficiale avvenne anni dopo, ma per tutta l’Europa Cristina fu da subito “la regina bambina”. Governò supportata nei primi anni da un consiglio di corte. A farle da precettore fu Axel Oxenstierna, uomo particolarmente legato a re Gustavo.

La madre Maria Eleonora, bellissima, diede segni di squilibrio mentale sin dai primi tempi successivi al matrimonio. Dopo un aborto e la perdita del secondo figlio, una bambina, poco dopo la nascita, rifiutò di occuparsi della terzogenita, Cristina, poiché femmina. A complicare la situazione fu anche il fatto che in un primo tempo la neonata fosse stata creduta maschio, essendo ricoperta dal sacco amniotico e presentando una deformità fisica a livello genitale. All’annuncio della nascita dell’erede maschio seguita dalla sua smentita, Maria Eleonora non resse e si allontanò dalla reggia. Del tutto indifferente al sesso del proprio figlio fu invece il re, che amò Cristina, pur inducendola a imparare, sin da giovanissima, strategie militari e a tirar di scherma. La bambina crebbe sotto la guida della zia paterna Caterina, madre del futuro Carlo X, oltre agli aspetti di formazione curati dall’Oxenstierna.

Esempio eclatante dello squilibrio di Maria Eleonora furono le pratiche adottate alla morte del re: Maria Eleonora fece ritorno alla reggia di Stoccolma, volle che il cuore del marito fosse appeso in una teca sopra il letto sul quale dormiva con Cristina e che il suo cadavere fosse deposto in una bara accanto al letto stesso. Nelle sue “Memorie”, Cristina raccontò di aver visto più volte la madre svegliarsi di notte e abbracciare il corpo del marito defunto. I funerali del re si svolsero diciotto mesi dopo la morte, un tempo lunghissimo e tale per cui fu formulato in tutta Europa il modo di dire “lungo come il funerale del re di Svezia” per indicare una vicenda conclusa con grande ritardo. Furono l’intervento del Consiglio di Corte e dell’Oxenstierna a porre fine, con le esequie, all’orrore al quale era sottoposta la “regina bambina”.

Numerose ed eclatanti le contraddizioni successive all’abdicazione, con reiterati e fallimentari tentativi da parte di Cristina di tornare sul proprio trono o di farsi aggiudicare il trono di altri Paesi.

Famosi i suoi eccessi di ferocia e di ira, il suo personale seguito, composto da figure stravaganti, e la sua bisessualità dichiarata. Del suo soggiorno a Casale restano documenti coevi, dai quali si desumono anche episodi curiosi. Cristina di rifiutò, per esempio, di accettare le chiavi della città che il Governatore di Casale le porse al suo arrivo. Dei festeggiamenti in suo onore resta la descrizione dell’artistico dessert a forma di cittadella di Casale, composto da amido, zucchero e canditi di Genova, offerto come ultima portata del pranzo d’accoglienza.

Per maggiori informazioni e approfondimenti, segnalo il mio libro “Donne fuori dalla Storia – Voci di un Monferrato da scoprire”, Ed. Circolo Culturale I Marchesi del Monferrato, Alessandria, 2021, con le relative indicazioni delle fonti bibliografiche utilizzate, selezionate fra numerosi testi dedicati a questo controverso personaggio femminile.

L’autrice

Cinzia Montagna è nata a Broni (PV) e vive fra Oltrepò Pavese e Monferrato. E’ laureata in Teoria e Storia della Storiografia – Facoltà di Lettere, Università degli Studi di Pavia. E’ giornalista professionista e collabora dal 2015 con Patrizio Roversi come coautore di programmi televisivi, con Roversi e Syusy Blady in prodotti editoriali video, con Bruno Gambarotta in eventi di carattere culturale e dal 2007 con Paolo Massobrio nell’organizzazione di “Golosaria tra i castelli del Monferrato – Rassegna di cultura e gusto”, della quale è referente per il territorio astigiano. A partire dal 2012 ha pubblicato saggi e romanzi che hanno per protagoniste figure femminili “minori”, in particolare nella Storia del Monferrato, la maggior parte editi dal Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”.

 

Foto: Picryl